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Come musica dentro il silenzio
Domenica guardavo i volti dei presenti, il loro stupore. Guardavo la bellezza
riempire prima di tutto gli occhi, poi scivolare dentro le orecchie e infine
ritornare alle montagne. Temevo che l'aria cruda del lago succhiasse la
sensibilità alle dita di Sara e rendesse la voce di Azusa più fragile. E
invece… non una sbavatura, nessuna incertezza, solo l'incanto di Mozart e
Puccini. Ascoltavo quel prodigio misterioso e ripetevo dentro di me che noi
non siamo fatti per il silenzio.
Da sempre sento raccontare una bugia filosofica. E cioè che in montagna si
va per trovare il silenzio, il deserto. Dico così perché il silenzio vero,
assoluto mi fa tremare le gengive, lo immagino come il più caro compagno
della morte. La vita invece ha un suo suono, inequivocabilmente ritmato.
Simile a movimenti di una sinfonia: lento, veloce, lento.
Quante volte camminando, arrampicando, sciando non ho fatto caso a
piccoli suoni o rumori portati dal vento, dagli uccelli, dalle foglie calpestate,
dalla neve, dalle montagne. Eppure quei suoni mi entravano dentro
sottoforma di un'unica voce chiamata natura, come acqua di una sorgente,
come musica dentro il silenzio.
Forse più che cercare il silenzio delle montagne devo ancora capire come si
ascoltano. Un giorno un padre missionario del Camerun mi disse che
ascoltare era una parola maestra. Non significava semplicemente udire, ma
farsi risonanza, portare dentro di se una voce e trasformarla in anima.
"Ascoltare" trovo che sia un coniugato verbale buono non solo per le
orecchie ma anche per il resto del corpo. E' un po' come provare a
sintonizzarsi. Presto Chiara che si sta gonfiando a palla di cannone darà a
tutti noi un bimbo. Non lo nego, desideravo fosse maschio e se così fosse
stato l'avrei chiamato Simone, che significa "colui che ascolta"; invece sarà
una meravigliosa Eleonora che secondo alcuni significa "colei che parla
spesso".
Devo ammettere sfortunatamente che sono ignorante come il laterizio
riguardo l'opera o la musica classica. Domenica al Lago Santo però non
occorreva essere addentro per coglierne la stupefacente bellezza. La
trovavo un suono così armonioso da potersi amalgamare alla voce della
natura. La musica tocca tutti noi nel profondo indipendentemente da cosa
siamo e cosa crediamo. A volte al termine di un bella musica o una canzone
mi sento una persona migliore, e penso che il mondo in cui viviamo sia un
luogo migliore se è abitato da persone in grado di ascoltare veramente e nel
profondo quel suono.
Racconti
Sara e Azusa in concerto in occasione della SNE - 9 settembre 2012