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Il Cristo delle Nevi
di Matteo Bergamo
La prima volta che incontrai il Cristo delle Nevi era diversi anni fa,
d’inverno, avevo le pelli. Me ne aveva parlato un vecchio capo scout, Luigi
Vignoli, mi aveva detto che in fondo al Lago Santo c’era una cappella. Io
che in quel posto ero stato parecchie volte non ricordavo di aver visto
qualcosa che somigliasse a una Maestà. Pensai che forse non l’avevo
notata semplicemente perchè non arrivavo mai alla fine del lago ma
deviavo qualche metro prima per salire verso il Marmagna.
Ero curioso, ai primi di dicembre presi la macchina e arrivai a Lagdei.
Aveva fatto parecchia neve. Salii dalla pista per fare presto e in breve fui al
Rifugio Mariotti. Da là presi a percorrere il sentiero che costeggiavala il lago
e mentre mi avvicinavo al lato sud del lago vedevo sempre più ingrandirsi
un manufatto in pietra incorniciato da una lamiera e con un crocifisso di
legno monocromatico, di medie dimensioni.
Arrivai alla Maestà e come d’istinto mi venne da dire qualcosa come
quando si incontra qualcuno, forse perchè ero solo, forse perchè ero
semplicemente incuriosito: “E tu cosa ci fai qui?” chiesi al manufatto. La
cappella era per metà sepolta dalla neve e anche la parte superiore del
muro reggeva un cumulo di oltre un metro di neve.
La statua del Cristo però non era coperta dalla neve, essa si fermava ai
suoi piedi. Anzi guardando bene il livello della neve era più alto dei piedi,
ma questi non erano sepolti, era come se intorno ai piedi si fosse sciolta.
Non c’erano altre tracce a parte le mie, quindi pensai fosse semplicemente
un effetto termico del legno, che dava quel curioso risultato. Mi venne da
sorridere: “Neanche tu stai bene coi piedi al freddo, vero?” dissi al
crocifisso. Qualcos’altro però catturò la mia attenzione. Le sue mani. Era
come se avesse pezzi carta nelle infilati nelle mani. Ne presi uno e notai
alcune scritte a biro blu. Era una preghiera, la preghiera di un bambino. Per
la sua famiglia, affinchè i propri genitori tornassero a volersi bene. Ora non
ricordo le esatte parole di quella preghiera ma mi colpì molto. Pensai che
quella richiesta abbandonata nelle mani del Cristo delle Nevi valesse più di
mille altri gesti e che sarebbe stata accolta perchè consegnata brevi manu,
senza altri intermediari. Ripiegai il bigliettino e lo misi nuovamente nelle
mani del Cristo, presi le bacchette, salutai e continuai il mio giro fino alla
cima del Marmagna.
Ogni tanto ripenso ancora quel Cristo solo in fondo al lago che custodisce
le preghiere degli uomini. Penso di avere bisogno come lui di stare in
mezzo alla neve, ma sopratutto di verità semplici che nascono dal cuore
dei bambini e di qualcuno ogni tanto che passi per un saluto.
Celebrazione in ricordo di Filippo Sodano in occasione del restauro della
cappella il 15/06/2013
Nel mese di giugno del 2013 grazie all’intervento di Roberto Zanzucchi,
delle famiglie Vettori, Sodano, del Gruppo Scout PR8, di Luigi Vignoli, la
Maestà che versava in cattivo stato è stata restaurata.
il 15 giugno è stata celebrata presso la cappella restaurata una messa da
padre “Filo” Ivardi Ganapini (missionario in Ciad) in ricordo dell’amico e
fratello scout Filippo Sodano scomparso in montagna nell’agosto del 2007.
Racconti
Il Cristo delle Nevi
Dal 1959 si specchia nelle acque del
Lago santo parmense la Maestà
costruita dai Rover dell’ASCI. Sorge
sulla sponda sud ovest del lago ed è
circondata da poderosi faggi, in un
luogo suggestivo. L’inaugurazione
della “artistica Maestà”, come la
definiva la stampa dell’epoca, ebbe
luogo domenica 21 giugno 1959 alla
presenza dei Rover del “Clan delle
Vette”, di un gran concorso di amici e
parenti, di guide dell’AGI, di iscritti del
CAI. A celebrare la Messa inaugurale e
ad impartire la benedizione fu don
Giuseppe Cavalli (1898-1973),
fondatore nel 1924 del Reparto Scout
di Noceto. Presenti fra gli altri, oltre al
Commissario dell’ASCI e finanziatore
della costruzione, sig. Rodolfo Vettori,
la figlia Anna, Guida dell’AGI e
progettista della costruzione, il rag.
Vignali, Presidente della Sezione di
Parma del CAI, il dott. L. Cima capo
dell’Ufficio dipartimentale della Guarida
Forestale e il Prof. don Tonino Moroni,
Ass. Ecclesiastico Provinciale
dell’ASCI. La Maestà è costituita da
uno spesso muro di pietre di quattro
metri per tre che sorregge l’altare,
sovrastato da un Crocefisso ligneo
proveninte dalla Val Gardena e da
un’ogiva in acciaio.
Messa per l’inaugurazione del 1959
Progetto dell’epoca di Anna Vettori
Foto di Villy Fornari
Foto di Villy Fornari
Le targhe poste in ricordo della costruzione
della cappella e in memoria di Filippo Sodano
Filippo Sodano
Lo stato di abbandono in cui versava il Cristo delle Nevi prima del restauro
Dopo il restauro effettuato nel 2013
dall’impresa Cofap e curato dall’ing.
Zanzucchi Roberto
Al termine della strada
di Joseph Folliet
Al termine della strada,
non c'è la strada
ma il traguardo.
Al termine della scalata,
non c'è la scalata
ma la sommità.
Al termine della notte,
non c'è la notte
ma l'aurora.
Al termine dell'inverno,
non c'è l'inverno
ma la primavera.
Al termine della disperazione,
non c'è la disperazione
ma la speranza.
Al termine della morte,
non c'è la morte
ma la vita.
Al termine dell'umanità,
non c'è l'uomo
ma l'Uomo-Dio.