Se hai un racconto di montagna che vuoi condividere mandalo a: bergamaccio@gmail.com Nota Bene: La pubblicazione dei racconti inviati è a totale discrezione del webmaster Atomi di follia A me piace quando il bosco è umido, quando sotto le foglie la terra è nera,  odorosa, poco accomodante. Mi piace quando entro nel bosco, da solo,  catramato come la notte sconosciuta e minacciosa. Più o meno alle quattro,  annuso l'aria del mattino e rallento prima del parcheggio di Valditacca,  pregando i miei santi di non incontrare altre macchine posteggiate. Una  volta arrivai là e vidi due fungaioli in procinto di partire prima di me sotto una pioggia vigliacca. Mentre il nervosismo mi montava in groppa, uno dei due  mi salutò e disse: "Siamo dei matti". Al contrario, ritengo di essere alquanto  sano di mente, pensai. E credo a questo anche quando, fermandomi tra i  faggi, spengo la frontale e nella completa oscurità ascolto. Capto i rumori  del bosco, e mentre cresce dentro di me una sottile agitazione, sento la mia  presenza simile a quella di un animale selvatico. Non quella di un predatore  però, ma di una preda, di quelle il cui cuore batte più velocemente e che  drizzano le orecchie per riconoscere il pericolo. Alcuni di voi penseranno  che quel fungaiolo forse aveva ragione. Poi riaccendo la pila e appena  incontro i primi porcini dimentico tutto: fame sete, moglie, casa, paure,  buonsenso. Entro in un gorgo dannato dove cerco e cerco senza tregua,  sotto le foglie, sopra i sassi, lungo scivolosi precipizi e persino dentro di me.  Ecco cos'è l'andare a funghi: un immane spreco di energie per trovare un  oggetto curioso, improvviso, magico. Mia nonna Ismene parecchi anni fa mi  disse che una volta che scopri un porcino questo smette di crescere.  "Stupidaggini" pensai in quel momento. E da buon ragioniere del bosco  provai a verificare questa teoria di paese. Trovai un piccolo porcino fresco,  lo nascosi bene con le foglie perché altri non lo trovassero e tornai dopo  qualche giorno. Sollevai le foglie incredulo e… era ancora là, piccolo e  bianco come lo avevo visto la prima volta. Mia nonna aveva ragione. Ma  non riguardo quella strana teoria, aveva compreso qualcosa di più profondo. Il fungo non conta, è la magia che c'è dietro, è lo svegliarsi dentro un bosco, è la ricerca dell'irrazionale che svanisce una volta manifestata la sua  concretezza. Ora anche io mi ritrovo a parlare di luna buona, di coincidenze  astrali, di bosco troppo magro, di fungaie segrete di tutti quei piccoli e  spugnosi atomi di follia.     Racconti Commenti   A quando una bella mangiata di  funghi..?? Andrea Morini  Adesso ho capito perchè sono così  buoni: il fungo non conta...  Cristina Medioli