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che vuoi condividere mandalo a:
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totale discrezione del webmaster
Nelly, Contador e la globalizzazione.
Stamattina scendo in garage per prendere la bici. La bici mi guarda e mi
dice che non se la sente visto che ho fatto una colazione da alpino e ho
cinque chili in più rispetto all'estate scorsa. Io rispondo che una bici da
novantanove euro in sconto non si può permettere certi atteggiamenti. Poi
monto in sella ed esco in via Spezia spingendo sui pedali che mi sembra di
essere Contador al tour de France. Sì, quella volta che era dopato fino alle
orecchie e i suoi medici dichiararono che si trattava di contaminazione
alimentare. Anch'io stamattina sono contaminato pesantemente: pandoro e
gocciole al cioccolato per colazione. Arrivo in via Bixio e perdo subito
l'entusiasmo: un rettilineo lungo e pallosissimo. Cerco di distrarmi
guardando i negozi intorno a me sempre meno nostrani e sempre più
globalizzati. Rifletto sulla piccola Nelly in arrivo a breve e a quante cose un
papà deve spiegare ad un figlio. Penso a concetti facili come il sole, il
sorriso, le montagne per i quali non c'è da dire più di tanto, ma quelli più
complicati come il doping, la contaminazione alimentare o la
globalizzazione, come si fa? Come lo spiego alla mia futura inquilina cosa è
la globalizzazione? Figurati se Nelly capirà il concetto di standardizzazione
legata all'interazione culturale, che anch'io, dentro di me, alcune volte mi
dico boh?! Poi mentre sto per arrivare alla salita di piazzale Corridoni la
mente si apre. Vedo l'insegna di una Pizzeria-Kebab: "Ararat specialità
turca" con raffigurata una bella montagna. Guardo bene la montagna, io la
conosco: quello non è l'Ararat, è il Cervino visto da Zermatt, non ci vuole
Reinhold Messner per capirlo. E proprio in quell'istante ho l'intuizione. Ecco
come lo spiegherò alla Nelly, farò la faccia seria e le dirò che la
globalizzazione è come una specialità turco-napoletana dall'aspetto
parmigiano ma con pretese svizzere. E mentre penso che quella sia una
definizione folle, di colpo mi trovo all'inizio della dura salita al Ponte di
Mezzo, completamente impreparato. Spingo sui pedali ma è come se fossi
fermo. Per un attimo mantengo la stessa velocità di un passante a piedi con
la gazzetta sotto il braccio. Ci guardiamo entrambi sottecchi, noto il suo
sguardo ironico da cui trapela biasimo per la mia prestazione sportiva. Allora
sento dentro di me accendersi una miccia di energia, come un pedalabile
fuoco sacro, pesto di peperoncino di cayenna e orgoglio. Lascio tutti indietro
compreso Contador e l’uomo con la gazzetta sottobraccio. In un attimo mi
ritrovo in piazza Garibaldi, col fiatone, tra piccioni che mi schivano come
una bomba di riso e dopo aver parcheggiato la bici mi dirigo verso lo
sportello del bancomat per fare l'antidoping.
Racconti
Commenti
Auguri Matte, a te, alla tua
consorte del "bicchere senza mani"
e alla inquilina in arrivo che, forse,
sarà lei a spiegarti cos'è la
globalizzazione
Matteo Balocchi
Maddiobono se mi piace come
scrivi!!!! Buon anno e buon ultimo
km in pancia a Eleonora. Per
intero, finché sono in pancia si
chiamano per intero, poi appena
nati diventano Nelly, Benny, Marty,
Tommy... è la globalizzazione
anche questa: Beppe, (o Peppe),
Pino, Betta, Tina, Tino, Ale, Vale e
compagnia cantante sono stati
sostituiti... come il kebab con la
salsa allo yogurth, rigorosamente
senza cipolla (e dagli con la
globalization!), ha preso il posto
del panino colla mortadella!
Stefano Pinori